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FIDANZAMENTO A SANTO DOMINGO di Heinrich von Kleist.

A Port-au-Princenella parte francese dell'isola di Santo Domingo

all'inizio di questo secoloquando i neri assassinavano i bianchi

vivevanella piantagione del signor Guillaume de Villeneuveun

vecchio negro terribiledi nome Congo Hoango. Originario della Costa

d'Oro africanaquest'uomoche da giovane sembrava di indole fedele e

onestaera stato riempito dal suo padronepoiché una voltadurante

un viaggio a Cubagli aveva salvato la vitadi infiniti benefici.

Non solo il signor Guillaume gli fece immediatamente dono della

libertà eritornato a Santo Domingogli assegnò una casa e un

podere; ma pochi anni dopo lo nominòcontro l'usanza del paese

sorvegliante dei suoi vasti possedimentie gli mise accanto come

compagnapoiché non voleva risposarsiuna vecchia mulatta della sua

piantagionedi nome Babecanlontana parente della prima moglie di

Hoango. Poiquando il negro ebbe raggiunto i sessant'annilo mise a

riposo con una cospicua pensionee coronò i suoi benefici

ricordandolo anche nel suo testamento con un legato; eppure tutte

queste prove di gratitudine non poterono proteggere il signor de

Villeneuve dal furore di quell'uomo truce.

Congo Hoango funel generale delirio di vendetta fomentato in quelle

piantagioni dai passi sconsiderati della Convenzione Nazionaleuno

dei primi che impugnò la carabina ericordando la tirannide che lo

aveva strappato alla sua patriaficcò una palla in testa al suo

padrone. Incendiò la casanella quale avevano cercato rifugio la

moglie di luicon i suoi tre figlie gli altri bianchi della

coloniadevastò da cima a fondo la piantagioneche gli erediche

abitavano a Port-au-Princeavrebbero potuto rivendicareerasi al

suolo tutti gli edifici che facevano parte della fattoriasi mise a

battere la campagna intornocon i negri che aveva raccolto e armato

per sostenere i confratelli nella lotta contro i bianchi.

Ora tendeva imboscate ai viaggiatori che attraversavano il paese in

gruppi armati; ora assaliva in pieno giorno i piantatori barricati

nelle loro fattoriepassando a fil di spada quanti vi si trovavano.

Enella sua disumana sete di vendettavolle che anche la vecchia

Babecane la figlia di leiuna giovane meticcia di quindici annidi

nome Toniprendessero parte a quella guerra crudelenella quale egli

si sentiva ritornato giovane. E poiché l'edificio principale della

piantagionenel quale egli ora abitavasorgeva solitario sulla

strada maestrae spesso durante la sua assenzapassavano di là

fuggiaschi bianchi o creoliche vi cercavano cibo o ricoveroegli

istruì le due donne a trattenere quei cani di bianchicome li

chiamavacon soccorsi e gentilezzefino al suo ritorno. Babecan

chea causa di una crudele punizione subita in gioventùsoffriva di

tubercolosiin simili casi era solita abbigliare la giovane Toni

cheper la carnagione chiara del suo visoera particolarmente adatta

a quell'orribile astuziacon le sue vesti più bellee la

incoraggiava a non rifiutare ai forestieri i suoi abbraccitranne

l'ultimoche le era vietatopena la morte; equando Congo Hoango

ritornava con la sua banda di negri dalle scorrerie compiute nella

zonala morte immediata era il destino che toccava ai poveracci che

si erano lasciati ingannare da quelle arti.

Nell'anno 1803quandocome tutti sannoil generale Dessalines

avanzò con trentamila negri contro Port-au-Princetutti quelli che

avevano la pelle bianca corsero a difenderlapoiché era l'ultimo

baluardo della potenza francese nell'isola ese fosse cadutatutti i

bianchi che vi si trovavano sarebbero stati perduti senza scampo. Così

accadde chein assenza del vecchio Hoangoil quale era partitocon

i neri che aveva con séper consegnare al generale Dessalines un

carico di piombo e polvere da sparo attraverso la linea dei presidi

francesinell'oscurità di una notte piovosa e tempestosa qualcuno

bussasse alla porta posteriore della sua casa. La vecchia Babecanche

era già a lettosi alzòaprì la finestraavvolgendosi una gonna

intorno ai fianchie chiese chi fosse.

"In nome di Maria e di tutti i santi"disse lo sconosciuto a voce

bassamettendosi sotto la finestra"rispondeteprima che ve lo

dicaa una domanda". Eallungata la manonell'oscurità della notte

per afferrare la mano della vecchiadomandò: "Siete negra?".

"Be'voi siete di certo un bianco"disse Babecan"sepreferite

guardare in faccia questa notte buia come la pecepiuttosto di una

negra! Entrate"aggiunse"e non abbiate paura. Qui abita una

mulattae l'unica che si trova in casaoltre a meè mia figliauna

meticcia".

E chiuse la finestracome se volesse scendere ad aprirgli la porta;

macon il pretesto che non riusciva a trovare subito la chiavesalì

silenziosamentecon alcune vesti strappate in fretta dall'armadio

nella stanza di soprae svegliò la figlia.

"Toni!"chiamò. "Toni!".

"Che c'èmamma?".

"Presto! Alzati e vestiti! Ecco i vestitila biancheria e le calze.

Un bianco inseguito è alla porta e chiede di entrare!".

"Un bianco?"chiese Tonitirandosi su a sedere sul letto. Prese i

vestiti che la vecchia aveva in manoe disse: "Ma è solomamma? Se

lo facciamo entrarenon avremo niente da temere?".

"Nienteniente!"rispose la vecchiamentre faceva luce. "E'

disarmatosoloe trema di paura che vogliamo saltargli addosso!".

Ementre Toni si alzava e si infilava la gonna e le calzeaccese la

lanterna grandeche si trovava in un angolo della stanzaannodò in

fretta i capelli sulla testa della ragazzasecondo l'usanza del

paesele strinse il corpettola coprì con un cappellole mise in

mano la lanterna e le ordinò di scendere nel cortile e far entrare il

forestiero.

Nel frattempoall'abbaiare dei cani del cortilesi era svegliato un

ragazzodi nome Nankyche Hoango aveva avuto dall'unione illegittima

con una negra e che dormivacon il fratello Seppyin uno degli

edifici vicini; e quandoalla luce della lunavide un uomo soloin

piedisui gradini posteriori della casacorse subitocom'era

istruito a fare in simili casiverso il portone del cortiledal

quale era entrato lo sconosciutoper sbarrarlo. Lo stranieroche non

capiva che cosa questo significassechiese al ragazzonel quale

riconobbecon orrorequando gli fu vicinoun negrochi abitasse

nella fattoriae alla sua risposta chealla morte del signor

Villeneuvela piantagione era venuta in possesso del negro Hoango

stava già per gettarsi su di luistrappargli la chiave del portone

che teneva in manoe fuggire all'apertoquando Tonicon la lanterna

in manoapparve davanti alla casa.

"Presto!"disseprendendolo per manoe tirandolo verso la porta.

"Di qua". E dicendo questo ebbe cura di tenere la lanterna in modoche

la luce le battesse in pieno sul viso.

"Chi sei?"gridò il forestierotirandosi indietromentre

disorientato da tante sorpreseosservava la sua giovane e graziosa

figura. "Chi abita in questa casadovea quel che dai a intendermi

dovrei trovare la mia salvezza?".

"Nessunoper la luce del sole!"disse la fanciulla."Nessunotranne

me e mia madre!". E faceva forza per tirarselo dietro.

"Comenessuno!"gridò il forestieroarretrando di un passoe

liberando la mano. "Questo ragazzo mi ha appena detto che vi si trova

un negro di nome Hoango".

"Se dico di no!"continuò la fanciullabattendo il piede con

espressione di contrarietà. "Anche se la casa appartiene a un malvagio

che porta questo nomein questo momento non c'èè dieci miglia

lontano da qui". E dicendo questo tirò in casa lo sconosciuto con

tutte e due le maniordinò al ragazzo di non dire a nessuno chi era

venutopresequando ebbe raggiunto la portala mano dell'uomo e lo

guidò su per la scalain camera della madre.

"Be'"disse la vecchiache dalla finestra aveva ascoltatol'intero

colloquioe alla luce della lanterna aveva notato che l'uomo era un

ufficiale"che vuol dire quella sciabola che tenete sotto il braccio

pronto a usarla? Noi"aggiunse mettendosi gli occhiali"viabbiamo

offerto rifugio in casa nostracon pericolo della nostra vita; siete

entrato per ricambiare il beneficio con il tradimentosecondo l'uso

dei vostri compatrioti?".

"Il cielo me ne guardi!"rispose il forestieroche si eraavvicinato

alla sua sedia. Prese la mano della vecchiase la premette sul petto

edopo aver gettato intorno per la stanza alcune occhiate timorose

slacciò la sciabola che portava al fianco e disse: "Vedete davanti a

voi il più infelice degli uominima non un ingratoné un malvagio".

"Chi siete?"chiese la vecchiaspingendo verso di lui una sediacon

il piedee ordinò alla ragazza di andare in cucinaa preparargli

alla meglioin frettaun po' di cena.

"Sono un ufficiale dell'esercito francese"rispose lo straniero

"benchécome potete giudicare da solaio non sia francese; la mia

patria è la Svizzerae il mio nome Gustavo von der Ried. Ahnon

l'avessi mai abbandonataper venire in quest'isola sventurata! Vengo

da Fort Dauphindovecome sapetetutti i bianchi sono stati

trucidatie sto cercando di raggiungere Port-au-Princeprima che il

generale Dessalines riesca a circondarla e assediarlacon le truppe

che guida".

"Da Fort Dauphin!"esclamò la vecchia. "E con il colore cheavete in

viso avete percorso senza danno tutta questa stradain un paese pieno

di negri in rivolta?".

"Dio e tutti i santi"rispose lo straniero"mi hannoprotetto. E non

sono solobuona donna; nel gruppo che mi segueche ho lasciato

indietrosi trovano un venerabile vecchiomio ziocon sua moglie e

cinque figliper non parlare dei domestici e delle serve della

famiglia; un drappello di dodici persone in tuttoche devo portare

con mecon l'aiuto di due miseri muliin marce notturne che sono una

fatica indescrivibileperché di giorno non possiamo farci vedere

sulla strada maestra".

"In nome del cielo!"esclamò la vecchia; escuotendo il capo con

commiserazioneaspirò una presa di tabacco. "E dove si trovanoin

questo momentole persone che viaggiano con voi?".

"Di voi"riprese lo stranierodopo aver riflettuto un po'"di voi

mi posso fidare; nel colore del vostro viso vedo trasparire un raggio

del mio. La famigliasappiatelosi trova a un miglio da quivicino

allo Stagno dei Gabbianinel folto della foresta montuosa che lo

circonda; la fame e la sete ci costrinserol'altro ieria cercare

quel rifugio. Inutilmentela notte scorsaabbiamo mandato i nostri

servi a cercare un po' di pane e di vino tra gli abitanti della zona;

la paura di essere presi e uccisi li trattenne dall'esporsi. Per

questo oggi ho dovuto lasciare il rifugio io stessoa rischio della

vitaper tentare la fortuna. E il cielose non è tutto un inganno"

proseguìstringendo la mano della vecchia"mi ha guidato presso

gente misericordiosache non partecipa all'inauditocrudele

accanimento che ha travolto tutti gli abitanti di quest'isola. Abbiate

la bontàin cambio di un generoso compensodi riempirmi qualche

cesta di viveri e bevande; ci mancano solo cinque giorni di viaggio

per Port-au-Princeese ci procurate i viveri per raggiungere quella

cittàvi considereremo per sempre i salvatori della nostra vita".

"Sìquesto folle accanimento"disse ipocritamente la vecchia."Non è

come se le mani di uno stesso corpoo i denti di una stessa bocca

infierissero gli uni contro gli altriperché non sono fatti tutti

nello stesso modo? Che ci posso fare se mio padre è nato a Santiago

nell'isola di Cubae sequando fa giornoun barlume di luce affiora

sul mio viso? E che ne può mia figliaconcepita e nata in Europase

dal suo viso traspare il giorno pieno di quel continente?".

"Come"esclamò il forestiero"voiche in ogni tratto delvolto

siete una mulattae dunque di origine africanae la graziosa giovane

meticcia che mi ha aperto la portasubite la stessa condanna di noi

europei?".

"Per tutti i santi!"rispose la vecchialevandosi gli occhiali.

"Credete che la piccola proprietà che ci siamo guadagnate in anni di

fatica e di sofferenzecon il lavoro delle nostre maninon faccia

gola a questa feroce accozzaglia di ladriuscita dall'inferno? Se non

sapessimo metterci al riparo dalle loro persecuzioni con l'astuziae

con tutte le arti che la necessità di difendersi insegna ai deboli

l'ombra di parentela che abbiamo sul visopotete esserne sicuronon

servirebbe a niente!".

"Non è possibile!"esclamò il forestiero. "E chi viperseguita su

quest'isola?".

"Il padrone di questa casa"rispose la vecchia. "Il negroCongo

Hoango. Dalla morte del signor Guillaumeche era il proprietario di

questa piantagionee che allo scoppio della rivolta è stato abbattuto

dalla sua mano ferocenoi checome suoi parentiamministriamo il

poderesiamo in balia del suo arbitrio e della sua violenza. Ogni

pezzo di paneogni sorso d'acqua cheper umanitàconcediamo all'uno

o all'altro dei bianchi in fugache di tanto in tanto passano lungo

la stradace lo ricambia con insulti e maltrattamenti; e il suo più

grande desiderio sarebbe di scatenare contro di noicani bastardi

bianchi e creolicome ci chiamala vendetta dei neri; sia per

liberarsi di noiche gli rimproveriamo la sua crudeltà verso i

bianchisia per venire in possesso della piccola proprietà che

lasceremmo".

"Infelici!"disse il forestiero. "Vi compatisco. E dove sitrova in

questo momento quel sanguinario?".

"Con le truppe del generale Dessalines"rispose la vecchia."Insieme

agli altri negri della piantagione gli ha portato un carico di

munizioni del quale il generale aveva bisogno. Se non si mette in

altre impreselo aspettiamo fra una decina di giorni. E se allora

Dio ne scampiviene a sapere che abbiamo concesso protezione e

rifugio a un bianco in viaggio per Port-au-Princementre egli

partecipa con tutte le sue forze alla lotta per cancellare dall'isola

tutta la vostra razzasaremmo tutte e duepotete credermivotate

alla morte".

"Il cieloche ama l'umanità e la compassione"rispose lostraniero

"vi proteggeràper l'aiuto che date a un infelice! E poichéin tal

caso"aggiunseavvicinandosi di più alla vecchia"vi saresteormai

attirate la collera del negro e l'obbedienzaanche se voleste fare

marcia indietronon vi servirebbe più a nientenon potreste

deciderviper qualunque compenso vogliate stabilirea dare

ospitalità per un giorno o duein casa vostraa mio zio e alla sua

famigliaridotta allo stremo dal viaggioin modo che si riprendano

un po'?".

"Signore!"disse la vecchiasorpresa. "Che cosa mi chiedete?Come è

possibile ospitare in una casa che si trova sulla strada maestra un

gruppo numeroso come il vostrosenza che la gente dei dintorni lo

venga a sapere?".

"Perché no"insistette lo straniero"se io stesso partissisubito

per lo Stagno dei Gabbianie guidassi la mia gente nella fattoria

prima che faccia giorno? Potremmo alloggiare tuttipadroni e servitù

in una sola stanzae magariper timore del peggiousare la

precauzione di tenere ben chiuse le porte e le finestre".

La vecchiadopo aver riflettuto un po' sulla propostarispose che

se avesse cercato quella notte stessadi portare il suo drappello

dalle forre montane nella fattoriasulla via del ritorno si sarebbe

immancabilmente imbattuto in una banda di negri armatiche era stata

annunciata sulla strada maestra da alcuni tiratori mandati in

avanscoperta.

"Ebbene"replicò lo straniero"accontentiamociper oradimandare

a quegli infelici una cesta di viverie rimandiamo il tentativo di

portarli nella fattoria alla notte prossima. Volete fare questobuona

donna?".

"Ma sì"disse la vecchiamentre le labbra dello stranierocoprivano

di baci la sua mano ossuta"per l'europeo che è stato il padre di mia

figliafarò questo favore ai suoi compatrioti perseguitati. Domattina

scriverete ai vostri un bigliettoinvitandoli a venire qui da me

nella fattoria; il ragazzo che avete visto nel cortile lo porterà

laggiùcon un po' di provvistepasserà la notte con loro sui monti

per maggiore sicurezzae il mattino dopose accetteranno l'invito

farà loro da guida fin quilungo il cammino".

Nel frattempo Toni era ritornatacon la cena preparata in cucinae

lanciando un'occhiata al forestierochiese alla vecchia in tono

scherzosomentre preparava la tavola: "Alloramammadi' un po'il

signore si è rimesso dallo spavento che si era preso sulla porta di

casa? Si è convinto che qui non lo aspettano né il veleno né il

pugnalee che il negro Hoango non è in casa?".

"Bimba mia"disse la madre con un sospiro"dice ilproverbio: chi si

è scottato non si fida del fuoco. Il signore avrebbe agito in modo

imprudentese si fosse arrischiato a entrare in casa prima di essere

sicuro della razza alla quale appartenevano i suoi abitanti".

La fanciulla si mise di fronte alla madree le raccontò che aveva

tenuto la lanterna in modo che la sua piena luce le battesse sul viso.

"Ma la sua immaginazione"aggiunse"vedeva solo negri emori; e

anche se gli avesse aperto una dama di Parigi o di Marsiglia

l'avrebbe presa per una negra".

Lo stranieromettendole dolcemente il braccio intorno alla vita

disse con imbarazzo che il cappello che portava gli aveva impedito di

guardarla in viso. "Se avessi potuto"continuò stringendola alpetto

"guardarti negli occhicome posso fare adessoanche se tutto il

resto in te fosse stato neroavrei bevuto con te anche da un

bicchiere avvelenato". E dicendo queste parole arrossì.

La madre gli fece prendere posto; Toni si sedette vicino a lui

appoggiando i gomiti sulla tavolaementre lo straniero mangiavalo

fissava in viso. Lo straniero le chiese quanti anni avevae in che

città era nata; la madrepresa la paroladisse che Toni era stata

concepita e messa al mondo a Parigiquindici anni primadurante un

viaggio in Europa nel quale aveva accompagnato la moglie del signor

Villeneuveche era allora il suo padrone. Il negro Comarche l'aveva

poi sposatacontinuòaveva accettato Toni come una figlia; ma il

vero padre era un ricco commerciante di Marsigliadi nome Bertrand

dal quale la ragazza si chiamava appunto Toni Bertrand.

Toni gli chiese se in Francia non l'avesse conosciuto. "No"rispose

lo straniero; il paese era grandeedurante il breve soggiorno che

aveva preceduto il suo imbarco per le Indie Occidentalinon aveva

incontrato nessuno con quel nome.

La vecchia aggiunse cheinoltresecondo notizie abbastanza sicure da

lei raccolteil signor Bertrand non doveva più essere in Francia.

"Era un uomo molto ambizioso"disse"che non sopportava la

limitatezza della vita borghese. Allo scoppio della rivoluzione si

immischiò negli affari pubblicie nell'anno 1795 andò con una

delegazione francese alla corte turcadalla qualeper quanto ne so

non è ancora ritornato".

Lo straniero disse sorridendo a Toniprendendole la manoche allora

lei era una ragazza nobile e ricca. La invitò a far valere quei

vantaggie disse che c'era speranza che un giorno suo padre la

introducesse in un mondo più brillante di quello nel quale ora viveva!

"Sarà difficile"disse la madrecon risentimento represso."Quando

ero incintaa Parigiil signor Bertrandche si vergognava di fronte

a una fidanzata giovane e ricca che voleva sposarenegò in tribunale

la paternità di questa creatura. Non dimenticherò mai il giuramento

che ebbe l'impudenza di pronunciaredi fronte a me; me ne venne una

febbre biliaree poco dopo anche sessanta frustateche mi fece dare

il signor Villeneuve; per quelle frustate soffro ancora oggi di mal

sottile".

Toniche aveva appoggiato la testa sulla manopensierosachiese

allo straniero chi fossedi dove venisse e dove fosse diretto. Dopo

un breve imbarazzonel quale l'aveva messo l'amaro discorso della

vecchiaquesti rispose che veniva da Fort Dauphininsieme alla

famiglia di suo zioil signor Strömliche aveva lasciatasotto la

protezione di due giovani cugini nella foresta montuosa che dava sullo

Stagno dei Gabbiani. Poisu preghiera della ragazzaraccontò molti

particolari della rivolta scoppiata in quella città. Verso la

mezzanottementre tutti dormivanoa un segnale dato a tradimento si

era scatenata la strage dei negri contro i bianchi. Il capo dei negri

che era sergente nel corpo dei genieri francesiaveva avuto la

crudeltà di incendiare subito nel porto tutte le naviper impedire ai

bianchi la fuga verso l'Europa. La sua famiglia aveva avuto appena il

tempo di salvarsi fuori dalle porte della città con poche cose; e

poiché la rivolta divampava contemporaneamente in tutte le località

costierenon le era rimasto altro da fare che prenderecon due muli

che erano riusciti a procurarsila via cheattraversando tutto il

paeseportava a Port-au-Princel'unica città chedifesa da un forte

esercito franceseresistesse ancora al dominio dilagante dei negri.

Toni chiese in che modo i bianchi si fossero attirati tanto odio.

"Per la posizione comune"rispose il forestierocolpito"checome

padroni dell'isolaavevano nei confronti dei neri; e che ioper dire

la veritànon mi azzarderei a difendere. Ma esistevaimmutatagià

da molti secoli! La frenesia della libertàche ha contagiato tutte le

piantagioniha spinto negri e creoli a spezzare le catene che li

opprimevanoe a vendicarsi contro i bianchi dei molti e condannabili

maltrattamenti subiti per colpa di alcuni bianchi malvagi".

"Soprattutto"continuòdopo un breve silenzio"mi hacolpito e mi è

sembrato raccapricciante il gesto di una ragazza. Questa giovanedi

razza negraquando divampò l'insurrezione era ammalata di febbre

gialla cheper raddoppiare la sventuraera scoppiata in città. Tre

anni prima aveva lavorato come schiava al servizio di un colono di

razza bianca; questirisentito perché non si era mostrata arrendevole

ai suoi desideril'aveva duramente maltrattatae poi venduta a un

colono creolo. Il giorno della rivolta generale la ragazza venne a

sapere che quel piantatoreil suo antico padroneaveva cercato

riparo dal furore dei negri che lo inseguivano in una legnaia vicina;

alloraricordandosi dei maltrattamenti subitiall'imbrunire aveva

mandato da lui suo fratelloper offrirgli di passare la notte presso

di lei. L'infeliceche non sapeva che la ragazza fosse malatae

tanto meno di quale malattia soffrissevenne epieno di gratitudine

credendosi salvosi gettò fra le sue braccia. Ma non aveva trascorso

mezz'ora nel suo lettotra baci e carezzequando lei di colpocon

un'espressione di selvaggio e gelido furoresi alzòdicendo: 'Hai

baciato una malata di pesteche porta la morte nel petto. Vai a

portare la febbre gialla a tutti quelli che ti assomigliano!'".

L'ufficialementre la vecchia esprimeva con esclamazioni il suo

orrore per quel gestochiese a Toni se lei sarebbe stata capace di

un'azione simile. "No!"disse Tonie abbassòconfusalosguardo

davanti a sé. Lo stranieroposando sulla tavola il tovagliolo

aggiunse chesecondo i sentimenti del suo animonessuna tirannia che

i bianchi avessero commesso poteva giustificare un così orribile e

spregevole tradimento. "Un simile gesto"dissealzandosicon

espressione appassionata"disarmava la vendetta del cielo: gli angeli

stessiindignati da tantosi sarebbero messi dalla parte di coloro

che avevano torto eper conservare l'ordine umano e divinoavrebbero

preso le difese della loro causa!". Pronunciando queste parolesi

avvicinò per un momento alla finestra e guardò fuorinella notteche

trascorreva con nuvole tempestoseoscurando la luna e le stellee

poiché gli sembrò che la madre e la figlia si guardasseroanche se

non notò affatto che si fossero fatte cenni d'intesaun senso di noia

e di repulsione lo invase; si giròe pregò che gli indicassero la

camera dove avrebbe potuto dormire.

La madreguardando verso la pendolaosservò che era quasi

mezzanotteprese in mano una lampadae invitò lo straniero a

seguirla. Attraverso un lungo corridoiolo portò nella stanza che gli

era destinata; Toni portò il mantello e le altre cose che egli aveva

deposto. La madre gli indicò un comodo lettocon molti cusciniper

dormireedopo aver ordinato a Toni di preparare una catinella

perché il signore potesse rinfrescarsi i piedigli augurò la buona

notte e si congedò.

Lo straniero posò in un angolo la spada e posò sul tavolo due pistole

che portava alla cintola. Mentre Toni sprimacciava il lettoe vi

stendeva sopra un lenzuolo biancosi guardò intorno nella stanzae

concluse subitodal lusso e dal gusto che vi regnavanoche doveva

essere appartenuta al primo proprietario della piantagione. Un senso

di inquietudine gli scese nel cuorecome un avvoltoioe desiderò di

essere di ritorno fra i suoinella forestaaffamato e assetato

com'era venuto.

Intanto la ragazza era andata a prendere dalla vicina cucina un

recipiente di acqua caldache profumava di erbe odorosee invitò

l'ufficialeche si era appoggiato alla finestraa ristorarsi.

Liberandosi in silenzio della cravatta e del panciottol'ufficiale si

sedette sulla sedia; ementre si accingeva a togliersi gli stivalie

la ragazzaaccoccolata in ginocchio davanti a luiattendeva ai

piccoli preparativi per il bagnoosservò la sua attraente figura. I

suoi capelliin onde di riccioli scurierano scivolatiquando si

era inginocchiatasui giovani seni; un tratto di grazia non comune

giocava intorno alle sue labbra e sulle lunghe ciglia che coprivano

gli occhi abbassati; avrebbe potuto giurare cheall'infuori del

coloreche gli ripugnavanon aveva mai visto niente di più bello. E

poi notava una lontana somiglianzanon sapeva ancora esattamente lui

stesso con chiche aveva già osservato entrando in casa e che in

tutta l'anima gli parlava in suo favore.

Quando leicontinuando le sue faccendesi alzò in piedila prese

per mano e ritenendomolto giustamenteche non c'era che un modo per

scoprire se la fanciulla avesse un cuore oppure nola fece sedere

sulle sue ginocchia e le chiese se era già fidanzata.

"No"sussurrò la ragazzaabbassando a terra i grandi occhi nericon

delizioso pudore. Eimmobile sulle sue ginocchiaaggiunse che sì

Conellyun giovane negro del vicinatol'aveva chiesta in moglie tre

mesi prima; ma lei aveva detto di no; era ancora troppo giovane.

Lo stranieroche con le mani le cingeva la vita sottiledisse che

nel suo paesesecondo un proverbiouna ragazza di quattordici anni e

sette settimane era già in età da marito. Ementre lei osservava una

piccola croce d'oro che lui portava sul pettole chiese quanti anni

aveva.

"Quindici"rispose Toni.

"E dunque!"continuò lo straniero. "E' forse troppo poveroper

mettere su casa con te come vorresti?".

"Ohno!"rispose Tonisenza alzare gli occhi su di lui. "Al

contrario"disse lasciando andare la piccola croce che teneva in

mano. "Conellyper come vanno le coseè diventato ricco; a suo padre

è toccata tutta la piantagione che prima apparteneva al suo padrone".

"E allora perché hai respinto la sua proposta?"chiese lostraniero.

Eallontanandole i capelli dalla fronte con una carezza gentile

aggiunse: "Forse non ti piaceva?".

La fanciulla risescuotendo brevemente la testa; equando lo

straniero le sussurrò scherzosamente all'orecchio se doveva essere un

bianco a ottenere il suo favorelei di colpodopo un attimo di

trasognata esitazionecon un delizioso rossore che le accendeva il

volto gli si abbandonò sul petto.

Lo stranierocommosso dalla sua grazia e dalla sua dolcezzala

chiamò la sua cara fanciulla esollevato da ogni angoscia come per

mano divinala strinse tra le sue braccia. Gli era impossibile

credere che tutti i gesti che aveva osservato in lei non fossero che

la sciagurata espressione di un freddomostruoso tradimento. I

pensieri che lo avevano reso inquieto si dileguaronocome uno stormo

di uccelli orribili; si rimproverò per aver dubitato a tortoanche

per un attimodel suo cuoreedondolandola sulle ginocchia

succhiando il dolce respiro che saliva da leile impressequasi come

un segno di riconciliazione e di perdonoun bacio sulla fronte.

Intanto la ragazza si era alzata in piedimessa bruscamente in

ascoltocome se qualcuno si avvicinasse alla porta lungo il

corridoio; con espressione pensierosa e sognantesi aggiustò lo

scialle che le si era spostato sul pettoe solo quando si accorse di

essersi ingannata si girò di nuovo al forestierocon il viso allegro

e gli ricordò che l'acquase non l'avesse usata subitosi sarebbe

raffreddata.

"Che cosa c'è?"chiesepreoccupatavedendo che lo stranierotaceva

e la guardava pensieroso. "Perché mi osservate cosìattentamente?".

E cercò di nascondere il suo improvviso imbarazzo aggiustandosi il

corpetto. "Strano signore"esclamò ridendo"che cos'è chevi

colpisce tanto nel mio aspetto?".

Lo stranieroche si era passato la mano sulla frontedisse

soffocando un sospiromentre la faceva scendere dalle sue ginocchia:

"Una strana somiglianza fra te e un'amica".

Toniche vedeva bene come la sua allegria si fosse dissipata gli

prese con affetto gentile la manoe chiese: "Quale amica?".

Dopo una breve riflessioneegli rispose: "Il suo nome era Marianna

Congrèvee la sua città natale Strasburgo. L'avevo conosciuta laggiù

dove suo padre aveva un commerciopoco prima che scoppiasse la

rivoluzioneed ero stato così fortunato da ottenere il suo consenso

eprovvisoriamenteanche quello di sua madre. Ahera l'anima più

fedele sotto il sole; e le circostanze atroci e commoventi in cui l'ho

persa mi ritornano quando ti guardocosì presentiche per la

tristezza non posso trattenere le lacrime".

"Come?"disse Tonipremendosi forte e con tenerezza contro dilui.

"Non vive più?".

"E' morta"rispose lo straniero. "E solo dalla sua morte hoimparato

che cosa sono la vera bontà e la grandezza d'animo. Dio sa"continuò

appoggiando dolorosamente il capo sulla spalla di lei"come abbia

potuto spingere tanto oltre la mia sconsideratezza da rischiare una

serain un luogo pubblicoun giudizio sul terribile tribunale

rivoluzionario che era stato appena costituito. Fui messo sotto

accusami cercarono; ein mancanza di meche avevo avuto la fortuna

di trovare scampo nei sobborghila banda dei miei forsennati

persecutoriche volevano ad ogni costo una vittimacorse a casa

della mia fidanzata; infuriati perché assicuravaed era veroche non

sapeva dove fossicon il pretesto che era d'accordo con me la

trascinaronocon inaudita leggerezzaal patibolo al posto mio.

Appena mi fu riportata quella spaventosa notiziauscii dal

nascondiglio in cui mi ero rifugiato efendendo la calcacorsi verso

il patibolo gridando: 'Eccomibestie ferocieccomi!'. Ma leiche

era già sul palco della ghigliottinaalla domanda dei giudiciche

sventuratamente non mi conoscevanocon uno sguardo che mi si è

impresso nell'anima per sempregirò il visodicendo: 'Non conosco

quest'uomo...'.

"Eal rullo dei tamburi e alle urla impazienti di quei sanguinarila

lamapochi istanti dopocadde e le tagliò la testa dal busto... Come

mi abbiano salvatonon so. Mi trovaiun quarto d'ora doponella

casa di un amicodove passai da uno svenimento all'altro; e a sera

semipazzomi caricarono su una carrozza e mi portarono oltre il

Reno".

Con queste parole lo straniero lasciò la fanciulla e si avvicinò alla

finestra; equando lei vide che egli premeva nel fazzoletto il viso

commossoun sentimento umanodestato da molti latila sopraffece;

con un movimento improvviso lo seguìgli gettò le braccia al collo e

mescolò le sue lacrime a quelle di lui.

Quello che accadde poi non serve raccontarlopoiché chiunque sia

arrivato a questo punto lo capisce da solo. Lo stranieroquando si fu

ripresonon sapeva dove lo avrebbe portato l'azione che aveva

commesso; ma capiva di essere salvoe chenella casa in cui si

trovavanon aveva niente da temere da parte della fanciulla.

Vedendola piangere sul lettocon le braccia incrociatefece tutto il

possibile per calmarla. Si tolse dal petto la piccola croce d'oro

dono della sua fedele Mariannala sua fidanzata mortaechinandosi

su di lei con infinite carezzegliela mise al collocome dono di

fidanzamentocosì disse. E poiché lei continuava a sciogliersi in

lacrimee non ascoltava le sue parolesi sedette sul bordo del letto

e le disseora accarezzandoleora baciandole la manoche il mattino

dopo l'avrebbe chiesta in sposa a sua madre. Le descrisse la piccola

proprietàlibera da qualsiasi ipotecache possedeva sulle rive della

Aarla casaabbastanza comoda e spaziosa per accogliere lei e anche

sua madrese l'età le avesse permesso di compiere il viaggio per

raggiungerla; i campiil giardinoi pratila vigna; e il vecchio

padre venerandoche l'avrebbe accolta con gratitudine e con amore

perché aveva salvato suo figlio. La strinsepoiché le sue lacrime

continuavano a sgorgare senza fineinzuppando il cuscinotra le sue

bracciae le chiesea sua volta commossoche cosa le aveva fatto di

malee se non poteva perdonarlo. Le giurò che l'amore per lei non

sarebbe mai venuto meno nel suo cuoree che soltantonella vertigine

di una strana confusione dei sensiuna mescolanza di desiderio e di

paura che lei gli aveva ispirato aveva potuto spingerlo a commettere

una simile azione. Le ricordòinfineche brillavano già le stelle

del mattinoe chese fosse rimasta più a lungo nel lettosua madre

sarebbe arrivata e ve l'avrebbe sorpresa; la invitòper amore della

sua salvezzaad alzarsi e a riposare ancora qualche ora nel proprio

letto; le chiesementre l'angoscia per il suo stato gli causava un

vero tormentose non voleva che la prendesse tra le braccia e la

portasse in camera sua; e poiché non rispondeva a nessuna delle sue

parolee continuava a piangere silenziosamentedistesa tra i cuscini

scompigliati nel lettoimmobilecon la testa premuta tra le braccia

non gli restò alla finepoiché dalle due finestre entrava già la luce

chiara del giornoaltro da fare che prenderla in bracciosenza altri

discorsi; la portòche pendeva dalla sua spalla come senza vitasu

per la scalain camera suaedopo averla adagiata sul suo letto e

averle ripetuto ancora una voltatra mille carezzetutto ciò che le

aveva già dettola chiamò ancora una volta la sua cara sposale

diede un bacio sulle guance e ritornò in fretta nella propria stanza.

Non appena fu giorno fattola vecchia Babecan salì dalla figlia e le

rivelòsedendosi accanto al suo lettoil piano che aveva in mentea

proposito dello straniero e di quelli che viaggiavano con lui. Disse

chepoiché il negro Congo Hoango non sarebbe ritornato prima di due

giornisi trattava soltanto di trattenere in casa lo straniero per il

tempo necessariocercando di evitare che arrivassero i suoi

familiarichea causa del loro numeroavrebbero potuto essere

pericolosi. A questo scopo continuòaveva pensato di far credere allo

straniero chesecondo una notizia appena arrivatail generale

Dessalines avrebbe attraversato la regione con le sue truppee

perciòdato l'estremo pericolosoltanto il terzo giornoquando

fosse ormai passatosarebbe stato possibile accogliere in casa la sua

famigliasecondo il suo desiderio. Nel frattempoconclusebisognava

rifornire quella gente di viveriperché non continuassero il viaggio

e inoltre alimentarein modo da potersi impadronire di loro in un

secondo tempol'illusione di trovare rifugio nella casa. La cosa era

importanteosservòperché probabilmente la famiglia aveva con sé

beni considerevoli; e spronò la figlia ad appoggiarla con tutte le sue

forze nel disegno che le aveva esposto.

Toniseduta sul lettorisposementre il rossore dell'indignazione

le accendeva il voltoche era una vergogna e un'infamia violare in

quel modo le leggi dell'ospitalità a danno di persone attirate in

quella casa. Un uomo perseguitato che si era affidato alla loro

protezione avrebbe dovuto essere doppiamente sicuropresso di loro; e

assicurò chese non avesse rinunciato al sanguinario proposito che le

aveva espostosarebbe andata immediatamente dallo stranieroe gli

avrebbe rivelato quale covo di assassini fosse la casa in cui aveva

creduto di trovare scampo.

"Toni!"disse la madremettendosi le mani sui fianchi eguardandola

con gli occhi sbarrati.

"Sicuro!"rispose Toniabbassando la voce. "Che cosa ci hafatto di

male questo giovaneche per nascita non è neppure francesemacome

abbiamo vistoè svizzeroperché noicome brigantidobbiamo

aggredirloucciderlo e derubarlo? Le accuse che si fanno qui contro i

piantatori valgono forse anche per la parte dell'isola dalla quale

viene? E tutto non ci dimostrainveceche è la persona più nobile e

migliore che ci siae che certo non ha nessuna colpa delle

ingiustizie che i neri rimproverano alla sua razza?".

La vecchiaosservando la strana espressione della fanciulladisse

soltantocon le labbra tremantiche si meravigliava. E che colpa

avevadomandòil giovane portoghese chepoco tempo primaera stato

abbattuto sotto il portone a colpi di mazza? E che cosa avevano

commesso i due olandesi chetre settimane primaerano caduti nel

cortile sotto le pallottole dei neri? Evolle saperei tre francesi

e tutti gli altri fuggiaschi isolati di razza bianca che erano stati

ammazzati nella casaa fucilatea colpi di lancia e di pugnale

dall'inizio dell'insurrezionedi che cosa erano stati accusati?

"Per la luce del sole!"gridò la figliasaltando in piedi comeuna

furia. "Hai torto a rinfacciarmi questi orrori! Le crudeltà alle quali

mi costringete a partecipare mi ripugnavano già da un pezzonel

profondo; e per placare la vendetta di Dio contro di meper tutto

quello che è successoti giuro che morirò dieci voltepiuttosto di

lasciare che a questo giovane sia torto anche solo un capellofinché

si trova nella nostra casa".

"E va bene"disse la vecchiacon improvvisa arrendevolezza"che lo

straniero se ne vada pure! Ma quando Congo Hoango ritorna"aggiunse

alzandosi per lasciare la stanza"e verrà a sapere che un bianco ha

passato la notte in casa nostragli renderai conto della pietà che ti

ha spintocontro i suoi espressi ordinia lasciarlo andare via".

A queste paroledalle qualia dispetto della loro apparente

moderazionetraspariva nascostamente la collera della vecchiala

fanciulla restò sola nella stanzaprofondamente abbattuta. Conosceva

troppo bene l'odio della madre per i bianchiper credere che si

lasciasse sfuggire quell'occasione di saziarlo. Il timore che mandasse

subito qualcuno nelle piantagioni vicinea raccogliere i negri per

sopraffare lo stranierola spinse a vestirsi e a seguirla senza

indugio nella stanza di sotto. Mentre la vecchia si allontanava

turbata dalla credenzadove sembrava aver trafficato qualcosae si

sedeva alla spola per filaresi fermò davanti al proclama affisso

alla portanel quale si vietava a tutti i neripena la mortedi

offrire ai bianchi asilo e protezione; ecome sespaventatasi

fosse resa conto di essersi comportata malesi girò di colpoe cadde

ai piedi della madreche come ben sapevada dietro la stava

osservando. Abbracciandole le ginocchiala pregò di perdonare le

follie che si era permessa di dire in difesa dello straniero; si

scusòadducendo lo statoa metà fra il sogno e la veglianel quale

era stata sorpresaancora a lettodalle sue proposte di vincerlo con

l'astuzia; e disse che l'abbandonava senz'altro alla vendetta delle

leggi del paeseche ormai ne avevano stabilito la morte.

La vecchiadopo una pausadurante la quale aveva guardato fisso la

ragazzadisse: "Per il cieloquello che hai detto gli salva la vita

per oggi! Perché il suo cibodato che minacciavi di prenderlo sotto

la tua protezioneera già avvelenatoealmeno mortol'avrebbe

messo nelle mani di Congo Hoangosecondo i suoi ordini". Ecosì

dicendosi alzò e rovesciò fuori dalla finestra una scodella di latte

che era sulla tavola.

Toninon credendo ai propri occhifissò inorridita la madre con gli

occhi sgranati. La vecchia tornò a sedersifece alzare la ragazza

che era rimasta in ginocchio sul pavimentoe le chiese che cosa le

avesse fatto cambiare così improvvisamente idea nel corso di una

notte. La sera primadopo avergli preparato l'acqua caldaera

rimasta ancora molto con lui? Aveva parlato a lungo con lo straniero?

Ma Tonicon il petto che le battevanon disse nienteo niente di

preciso; rimase in piedicon gli occhi fissi a terraetenendosi la

testa con le maniparlò di un sogno; ma uno sguardo al petto della

sua povera mammadissechinandosi in fretta a baciarle la mano

bastava a richiamarle alla memoria tutta la crudeltà della razza alla

quale lo straniero apparteneva; eassicurògirandosi e premendo il

viso nel grembiulenon appena fosse rientrato il negro Congo Hoango

lei avrebbe visto quale figlia aveva.

Babecan stava ancora sedutapensierosariflettendo da dove venisse

la strana eccitazione della ragazzaquando lo stranieroche aveva in

mano un foglio scritto in camera suanel quale invitava la famiglia a

passare alcuni giorni nella piantagione del negro Hoangoentrò nella

stanza. Salutòcon fare lieto e gentilemadre e figliae le pregò

porgendo il biglietto alla vecchiadi mandare subito qualcuno nella

forestaa prendersi cura della sua famigliasecondo la promessa

fatta.

Babecan si alzò e disse con inquietudinemettendo il biglietto

nell'armadio: "Signoredobbiamo pregarvi di tornare immediatamente

nella vostra camera da letto. La strada è piena di drappelli di negri

in marciae ci hanno detto che il generale Dessalines sta per

attraversare con le sue truppe questa regione. Questa casaaperta a

tuttinon vi garantisce nessuna sicurezzase non vi nascondete in

camera vostrache dà sul cortilee non chiudete perfettamente le

portee anche le imposte alle finestre".

"Come?"disse lo straniero stupito. "Il generaleDessalines...".

"Non fate domande!"lo interruppe la vecchiabattendo tre voltesul

pavimento con un bastone. "Nella vostra cameradove vi seguirò

subitovi spiegherò tutto".

Lo stranierospinto fuori dalla stanza dai gesti ansiosi della

vecchiasi girò ancora una voltasulla sogliadicendo: "Maalla

famiglia che mi aspettanon si potrà almeno mandare un messaggio

che...".

"Ci occuperemo di tutto"lo interruppe la vecchiamentre chiamato

dai suoi colpientrava il ragazzo che già conosciamo; ordinò a Toni

la qualegirando le spalle allo stranierosi era messa davanti allo

specchiodi prendere una cesta di viveri che stava in un angoloe la

madrela figlialo straniero e il ragazzo salirono nella camera da

letto.

Qui la vecchiamessasi comodamente a sedere nella poltronaraccontò

che per tutta la nottesui monti che circondavano il postosi erano

visti brillare i fuochi del generale Dessalines: circostanza realmente

fondataanche sefino a quel momentonella zona non si era ancora

visto neppure un negro del suo esercitoche avanzava verso sud-ovest

in direzione di Port-au-Prince. In questo modo riuscì gettare lo

straniero in un abisso d'inquietudineche seppe poi calmare

assicurandolo che avrebbe fatto tutto il possibileanche nel caso

peggiore che le toccasse alloggiare le truppeper salvarlo. Alle

ripetuteinsistenti preghiere dello straniero chein quelle

circostanzesi aiutasse almeno la sua famiglia mandando dei viveri

prese dalle mani della figlia la cesta edandola al ragazzogli

disse di andare allo Stagno dei Gabbianinella foresta vicinae

consegnarla alla famiglia dell'ufficiale stranieroche vi si trovava.

L'ufficialeavrebbe dovuto riferirestava beneamici dei bianchii

qualiper il partito che avevano presoerano anch'essi esposti ai

maltrattamenti dei negrilo avevano accolto per compassione in casa

loro. Non appena la strada maestra fosse stata sgombra dalle bande di

negri armati che si stavano aspettandoconclusesi sarebbero prese

le misure opportune per offrire anche alla famiglia un rifugio in

quella casa.

"Hai capito?"chiesequando ebbe finito. Il ragazzo mettendosi il

paniere sulla testarispose che conosceva benissimo lo Stagno dei

Gabbiani di cui aveva parlatoperchédi tanto in tantoci andava a

pescare con i compagni; e avrebbe riferito tuttocosì come gli era

stato dettoalla famiglia del signore straniero che vi era accampata.

Lo stranieroalla domanda della vecchia se avesse ancora qualcosa da

aggiungeresi tolse dal dito un anello e lo diede al ragazzoperché

lo consegnasse al signor Strömliil capofamigliaper attestare che

le cose da lui riferite rispondevano a verità. Poi la madre si occupò

di vari preparativi miraticome dicevaalla sicurezza del

forestiero; ordinò a Toni di chiudere le imposte alle finestre eper

dissipare il buio che era sceso nella stanzaaccese lei stessa un

lumecon un acciarino che si trovava sulla mensola del camino: ma

dovette trafficare un po'perché l'esca non voleva prendere. Lo

straniero approfittò di quel momento per mettere dolcemente il braccio

intorno alla vita di Tonie sussurrarle all'orecchio se aveva dormito

benee se egli non dovesse mettere la madre al corrente di quanto era

accaduto. Ma alla prima domanda Toni non risposee alla seconda

sciogliendosi dal suo bracciodisse: "No! Se mi amatenon una

parola!"represse l'angoscia che suscitavano in lei quei subdoli

preparativi ecol pretesto di preparare la colazione al forestiero

scese di corsa nella stanza di soggiorno.

Prese dall'armadio della madre il biglietto con il quale il

forestieroignaroaveva invitato la famiglia a seguire il ragazzo

nella piantagionee decise di giocare il tutto per tuttosperando

che la madre non lo cercasse: risolutanel peggiore dei casia

morire con luivolò con il biglietto dietro al ragazzoche si era

già incamminato per la strada maestra. Poichédavanti a Dio e al suo

cuorequel giovane non era più un semplice ospiteal quale aveva

concesso protezione e rifugioma era il suo promesso sposo; ed era

dispostanon appena il partito di lui fosse stato abbastanza forte

nella casaa confessarlo senza ritegno alla madreanche se

prevedevain circostanze similila sua costernazione.

"Nanky"disse senza fiatoquando ebbe raggiunto di corsa ilragazzo

sulla strada maestra"mia madre ha cambiato il suo pianoa proposito

della famiglia del signor Strömli. Prendi questo foglio! E'

indirizzato al signor Strömliil vecchio capofamigliae lo invita a

passare qualche giorno nella nostra piantagionecon tutti quelli che

sono con lui. Sii sveglioe vedi anche tu di fare tutto il possibile

per convincerli; al suo ritorno il negro Congo Hoango ti

ricompenserà".

"Va beneToniva bene"rispose il ragazzo. Emesso in tasca il

bigliettodopo averlo piegato con curachiese: "E devo fare da guida

al loro gruppoquando verranno qui?".

"Certo"rispose Toni"si capisceperché non conoscono lazona. Ma

dato che sulla strada maestra potrebbero esserci dei movimenti di

truppenon ti metterai in cammino per venire qui prima di mezzanotte;

alloraperòdovrai sbrigartiper arrivare qui prima che faccia

giorno. Posso aver fiducia in te?".

"Fidati di Nanky!"rispose il ragazzo. "Lo soperché voleteattirare

questi fuggiaschi bianchi nella piantagione. Congo Hoango sarà

contento di me!".

Poco dopoToni portò la colazione allo straniero; equando ebbe

sparecchiatomadre e figlia ritornarono nel soggiorno per sbrigare le

loro faccende. Dopo un po'com'era inevitabilela madre si avvicinò

all'armadio enaturalmentenon trovò il biglietto. Per un attimo

poco sicura della sua memoriasi passò la mano sulla frontee chiese

a Toni dove potesse aver posato il foglio che lo straniero le aveva

dato. Dopo una breve pausain cui fissò il pavimentoToni rispose

cheper quanto sapevalo straniero se l'era rimesso in tasca e di

soprain camera sualo aveva strappato davanti a loro. La madre

guardò la ragazza con gli occhi spalancati; disse che si ricordava

benissimo di aver preso il foglio dalle sue manie di averlo messo

nell'armadio; mapoichédopo averlo cercato a lungo invanonon lo

trovòe non si fidava della propria memorianon essendo la prima

volta che le capitava una cosa del generenon le restò alla fine che

credere a quanto aveva detto la figlia. Non riusciva però a nascondere

il suo disappunto per la circostanzaperché il bigliettodiceva

sarebbe stato della massima importanza per il negro Hoangoper

attirare la famiglia nella piantagione.

A mezzogiorno e a seraquando Toni portò da mangiare allo straniero

la vecchia cercò più volte l'occasionementre sedevaa un angolo

della tavolaper intrattenerlodi chiedergli del biglietto; ma Toni

fu tanto abileogni volta che la conversazione si avvicinava a quel

punto pericolosoda sviarla o confonderla; così che la madre dalle

parole del forestiero non riuscì in nessun modo ad appurare che fine

avesse fatto il foglio. Intanto la giornata passò. La madredopo

cenachiuse a chiaveper prudenzacome dissela camera dello

straniero edopo aver ancora riflettutoinsieme a Tonia uno

stratagemma che le permettesseil giorno seguentedi venire in

possesso di un altro bigliettoandò a riposareordinando alla

fanciulla di fare altrettanto.

Non appena Toniche per tutto il giorno aveva aspettato quel momento

ebbe raggiunto la sua stanza e si fu convinta che la madre aveva preso

sonnomise su una seggiola l'immagine della Santa Vergine che era

appesa vicino al suo lettole si inginocchiò davanticon le mani

giuntee implorò dal Redentoreil suo divino figlioloin una

preghiera piena di infinito ardoreil coraggio e la fermezza di

confessare al giovane al quale si era data tutti i delitti che

pesavano sul suo giovane cuore. Promise cheper quanto potesse

costare al suo cuorenon gli avrebbe nascosto nienteneppure la

spietataorribile intenzione con cui il giorno prima lo aveva

attirato in casa; main nome dei passi che aveva già compiuti per la

sua salvezzadesiderava che potesse perdonarlae portarla con sé in

Europacome una moglie fedele. Meravigliosamente rinfrancata da

quella preghierasi alzòprese la chiave principaleche apriva

tutte le stanze della casae con essa si avviò lentamentesenza

lampadaper lo stretto corridoio che attraversava l'edificioverso

la camera dello straniero.

Aprì la stanza piano pianoe si avvicinò al lettodove lui riposava

in un sonno profondo. La luna illuminava il suo volto fiorentee il

vento notturnoentrando attraverso le finestre apertegiocava con i

capelli sulla sua fronte. Si chinò dolcemente su di lui e lo chiamò

per nomeaspirando il suo dolce respiro. Ma egli era immerso in un

profondo sognodel quale proprio lei sembrava l'oggettoperché dalle

sue labbra ardentiche tremavanoudì più volte uscire in un sussurro

una parola: "Toni". Una malinconia che non si può descrivere laprese;

non poteva risolversi a strapparlo dai cieli di una soave

immaginazione e trascinarlo in bassoin una realtà volgare e

dolorosa; enella certezza che presto o tardi si sarebbe svegliato da

solosi inginocchiò accanto al letto e coprì di baci la sua cara

mano.

Ma chi descriverà il terrore chepochi istanti dopole strinse il

cuorequando ad un trattodall'interno del cortileudì un rumore di

uominidi cavalli e di armie fra essochiarissimala voce del

negro Congo Hoangoche era inaspettatamente ritornatocon tutta la

sua bandadall'accampamento del generale Dessalines! Corseevitando

con cura la luce della lunache minacciava di tradirladietro le

tende della finestrae sentì già la madre mettere al corrente il

negro di tutto ciò che era avvenuto nel frattempoe della presenza

del fuggiasco europeo nella casa. Il negro ordinò ai suoicon voce

attutitadi fare silenzio nel cortilee chiese alla vecchia dove

fosse in quel momento lo straniero. Lei gli indicò la stanza; e ne

approfittò per raccontargli subito lo strano e sorprendente colloquio

che aveva avuto con la figliaa proposito del fuggiasco. Assicurò al

negro che la ragazza li tradivae che tutto il disegno per

impadronirsi di lui minacciava di fallire. Quella canaglialei se

n'era accortaallo scendere della notte si era infilata di nascosto

nel suo letto e c'era ancoraa riposare tranquilla; e probabilmente

se lo straniero non era già scappatoin quel momento lo stava

mettendo in guardiae stava concordando con lui i mezzi per favorirne

la fuga.

Il negroche in simili casi aveva già sperimentato la fedeltà della

ragazzarispose: "E' mai possibile? KellyOmra!"gridò furente.

"Prendete le carabine!". Esenza aggiungere una parolasi avviòsu

per la scalaseguito da tutti i suoi negriverso la camera dello

straniero.

Toniche per alcuni minuti aveva visto svolgersi sotto i suoi occhi

questa scenarestò in piediparalizzata in tutte le membracome se

fosse stata colpita da un fulmine. Pensò per un attimo di svegliare lo

straniero; mada una partecon il cortile occupatoogni fuga per

lui era impossibile; dall'altraprevide che egli avrebbe impugnato le

armi edata la superiorità dei negrisarebbe andato immediatamente

incontro alla morte sicura. Anzila precauzione più spaventosa che

era costretta a prendere era proprio che l'infelicetrovandola in

quel momento davanti al suo lettola ritenesse una traditrice e

invece di dare ascolto ai suoi consiglisconvolto da un errore che

gli toglieva ogni speranzaandasse a gettarsi alla cieca tra le

braccia del negro Hoango.

In quei momenti di inesprimibile angoscia l'occhio le cadde su una

corda cheper un caso voluto dal cieloera rimasta appesa alla

parete. Dio stessopensò afferrandolal'aveva messa lì per la

salvezza sua e dell'amico. Con essa legò le mani e i piedi del

giovanestringendo nodi su nodi; edopo aversenza badare al fatto

che si era mosso e si dibattevatirato i capie averli fissati

saldamente ai sostegni del lettofelice di avere ormai in pugno la

situazione premette un bacio sulle sue labbra e corse incontro al

negro Hoangoche già si sentivadal cozzare delle armisu per la

scala.

Il negrocheper quel che riguardava Toninon credeva ancora al

racconto della vecchiaquando la vide uscire dalla camera che gli era

stata indicata si fermòsorpreso e costernatonel corridoiocon il

suo drappello di fiaccole e di armati. "Ahl'infedelel'infame!"

gridò. Evoltandosi verso Babecanche aveva fatto qualche passo

avantiverso la porta dello stranierodomandò: "E' fuggito?".

Babecantrovando la porta apertatornò indietro come una furia

senza guardare dentrogridando: "Canaglia! L'ha fatto scappare!

Correteoccupate le usciteprima che arrivi all'aperto!".

"Che c'è?"chiese Toniguardando con un'espressione disbalordimento

il vecchio e i negri che lo circondavano.

"Che c'è?"rispose Hoango; e afferratala al petto la trascinòverso

la stanza.

"Siete impazziti?"gridò Tonirespingendo il vecchioche restò

impietrito alla vista che gli si offriva. "Ecco lo straniero! L'ho

legato io al lettoeper il cielonon è certo l'azione peggiore

della mia vita!". E così dicendo gli girò le spalle e si sedette a un

tavolo come se piangesse.

Il vecchio si girò verso la madreche stava da un latoconfusae

disse: "Babecanche razza di favole mi hai raccontato?".

"Sia ringraziato il cielo"rispose la madreesaminando conimbarazzo

le corde che legavano lo straniero. "Lo straniero è quaanche se non

capisco niente di quello che è successo".

Il negrorimettendo la sciabola nel foderosi avvicinò al letto e

chiese allo straniero chi fosseda dove venisse e dove fosse diretto.

Ma poiché questifacendo sforzi spasmodici per liberarsinon diceva

nientese noncon espressione di atroce dolore: "AhToni!Toni!"

parlò la madrespiegandogli che era uno svizzerosi chiamava Gustavo

von der Riede veniva da Fort Dauphinsulla costacon tutta una

famiglia di cani europeiche in quel momento era nascosta in qualche

bucovicino allo Stagno dei Gabbiani.

Hoangovedendo che la ragazza era rimasta a sederecon la testa

tristemente appoggiato sulle manile si avvicinòla chiamo la sua

cara ragazzale diede un colpetto sulla guancia e la pregò di

perdonargli l'affrettato sospetto di cui l'aveva accusata.

La vecchiache si era messa anche lei di fronte alla ragazza puntò i

gomiti sui fianchiscuotendo la testae le chiese perché mai avesse

legato al letto lo stranieroche non sapeva niente del pericolo che

correva.

Tonipiangendo veramente di dolore e di rabbiarisposegirandosi di

scatto verso la madre: "Perché tu non hai né occhi né orecchi!Perché

aveva capito benissimo che pericolo correva! Perché voleva scappare;

perché mi aveva chiesto di aiutarlo a fuggire; perché voleva attentare

alla tua vitae senza dubbioappena fosse stato giornose io non lo

avessi legato mentre dormivaavrebbe messo in atto il suo proposito".

Il vecchio accarezzò e calmò la fanciullaordinò a Babecan di non

parlarne piùe chiamò un paio di tiratori con le carabineper porre

immediatamente in esecuzione la legge in cui era incorso lo straniero.

Ma Babecan gli sussurròin modo che gli altri non sentissero: "No

Hoangoper l'amor del cielo!". Epresolo da partegli spiegò che lo

stranieroprima di essere giustiziatodoveva scrivere un biglietto

per attirare la famiglia nella piantagioneperché affrontarla nella

foresta sarebbe stato pericoloso.

Hoangoconsiderando che la famigliaprobabilmentenon era

disarmataapprovò il progetto; poiché era troppo tardi per fargli

scrivere la lettera nel modo che avevano concertatomise due

sentinelle presso il fuggiasco bianco edopo aver di nuovo esaminato

per maggiore sicurezzale corde eavendole trovate troppo lente

aver chiamato un paio d'uomini che le stringesserolasciò con tutti

gli altri la stanzae sulla casa scese a poco a poco il silenzio.

Ma Toniche solo per finta aveva dato la buona notte al vecchioil

quale le aveva stretto ancora una volta la manoe si era coricata

non appena vide che nessuno si muoveva più nella casasi alzò di

nuovouscì di soppiatto all'apertoda una porta sul retroe corse

con un'atroce disperazione nel cuoresu per il sentieroche sboccava

sulla strada maestralungo il quale la famiglia del signor Strömli si

sarebbe dovuta avvicinare. Gli sguardi pieni di disprezzo che lo

straniero le aveva gettato dal suo letto le avevano dolorosamente

trapassato il cuorecome pugnalate; al suo amore per lui si mescolava

un sentimento di cocente amarezzae provava un senso di gioia

all'idea di morire in quel tentativo che compiva per salvarlo.

Preoccupata di non incontrare la famigliasi appoggiò al tronco di un

pino davanti al quale sarebbe dovuta passarese aveva accettato

l'invitoe il primo raggio di luce era appena spuntato all'orizzonte

quandosecondo gli accordisentì da lontanosotto gli alberi della

forestala voce di Nankyil ragazzoche faceva da guida alla

compagnia.

Il corteo era composto dal signor Strömli e da sua moglieche era in

groppa a un mulodai loro cinque figlidue dei qualiAdalberto e

Goffredodi diciotto e diciassette annicamminavano accanto

all'animaledi tre servitori e di due cameriereuna delle qualicon

un poppante al senoera l'altro mulo: in tutto dodici personeche si

avvicinavano lentamentescavalcando le radici degli alberi che

attraversavano il sentieroal tronco del pino. Tonisenza fare

rumoreper non spaventare nessunouscì dall'ombra dell'albero e

gridò verso il gruppo: "Ferma!".

Il ragazzo la riconobbe subito; ealla sua domanda dove fosse il

signor Strömlimentre uominidonne e bambini la circondavanola

presentò con gioia al vecchio capo della famiglia.

"Nobile signore"disse Toniinterrompendo con voce ferma i suoi

saluti"il negro Hoango è ritornato improvvisamente nella piantagione

con tutta la sua banda. Adesso non potete entrarci senza il più grande

pericolo per la vostra vita; e anche vostro cuginoche per sua

sventura vi è stato accoltoè perdutose non prendete le armi e non

mi seguite alla piantagioneper liberarlo dalla prigionia in cui il

negro Hoango lo tiene!".

"Dio del cielo!"esclamaronopieni di spaventotutti i membridella

famiglia; e la madreche era ammalata e sfinita dal viaggiocadde

dal mulo svenuta. Mentre al richiamo del signor Strömli le cameriere

accorrevano ad aiutare la padronaTonitempestata di domande dai

giovaniper timore di Nanky chiamò da parte il signor Strömli e gli

altri uomini esenza frenare le sue lacrime di vergogna e di rimorso

raccontò tutto quello che era successo; quale fosse la situazione

nella casaal momento dell'arrivo del giovane; come il suo colloquio

a quattr'occhi con lui l'avessein modo del tutto inspiegabile

completamente cambiata; quello che aveva fatto all'arrivo del negro

quasi impazzita per l'angosciae come volesse ora mettere in gioco la

vita per liberarlo dalla prigionia in cui lei stessa lo aveva gettato.

"Le mie armi!"gridò il signor Strömlicorrendo al mulo dellamoglie

e staccandone la carabina; ementre si armavano anche Adalberto e

Goffredoi suoi robusti figlioli e i tre bravi domesticidisse: "Il

cugino Gustavo ha salvato la vita a più di uno di noi; adesso tocca a

noi fare lo stesso". Aiutò sua moglieche si era ripresaa risalire

sulla sua cavalcaturafece legare le mani a Nankyper precauzione

come a una specie di ostaggiofece tornare indietro allo Stagno dei

Gabbiani il gruppo delle donne e dei bambiniaffidandolo alla

protezione del solo Ferdinandoil suo figlio di tredici annipure

lui armatoedopo aver interrogato Toniche aveva preso a sua volta

un elmetto e una lanciasul numero dei negri e sulla loro

disposizione nel cortilee averle promesso di risparmiare

nell'attaccoper quanto possibilele vite di Hoango e di sua madre

si mise alla testa del piccolo drappello eguidato da Tonisi

incamminò verso la piantagione.

Toniquando il gruppo fu entrato con cautela dalla porta posteriore

mostrò al signor Strömli la camera in cui dormivano Hoango e Babecan;

ementre il signor Strömli entrava senza fare rumore con i suoi nella

casa apertae si impadroniva dei fucili dei negriche erano

ammucchiati insiemesgattaiolòda una partenella scuderianella

quale dormiva Seppyil fratellastro di Nankyun bambino di cinque

anni. Nanky e Seppyfigli illegittimi del vecchio Hoangogli erano

infattie particolarmente quest'ultimola cui madre era morta da

pocomolto cari; e poichéanche nel caso che riuscissero a liberare

il giovane prigionierola ritirata verso lo Stagno dei Gabbianie la

fuga da lì verso Port-au-Princealla quale voleva unirsierano

ancora esposte a molte difficoltàToni aveva pensatonon a torto

che il possesso dei due ragazzi sarebbe stato di grande vantaggio

come una specie di pegnoalla compagniase fosse stata inseguita dai

negri. Non vistariuscì a prendere il bambino dal suo lettoe a

portarlo tra le sue bracciaancora semiaddormentatonell'edificio

principale.

Intanto il signor Strömli con il suo drappello era arrivatopiù

silenziosamente che potevasulla porta della camera di Hoangoma

invece di trovare lui e Babecan a lettocome credevali vide in

piedi svegliati dal rumoreal centro della stanzabenché seminudi e

senza difesa. Impugnando la carabinail signor Strömli gridò che si

arrendesseroo erano morti! Ma Hoangoper tutta rispostastrappò

una pistola dalla parete e fece fuoco nel mucchiosfiorando alla

testa il signor Strömli. Il gruppo dei bianchia quel gestogli si

lanciò addosso con furia; dopo un secondo colpoche trapassò la

spalla a un domesticoHoango venne ferito da un colpo di sciabola

alla mano; lui e Babecan furono gettati a terra e saldamente legati

con alcune cordealle gambe di un grosso tavolo.

Nel frattemposvegliati dagli sparii negri di Hoangopiù di venti

si precipitavano fuori dalle scuderie esentendo le urla della

vecchia Babecan provenire dalla casaaccorrevano furiosiper

riprendere le loro armi. Inutilmente il signor Strömlila cui ferita

era senza importanzamise la sua gente alle finestre e ordinò di far

fuoco su di loro per tenerli a bada; incuranti di due morti già caduti

nel cortileessi stavano per andare a prendere scuri e sbarre di

ferroper scardinare la porta della casache il signor Strömli aveva

fatto sprangarequando Tonitremanteentròcon il piccolo Seppy in

braccionella camera di Hoango.

Il signor Strömliper il quale il suo arrivo giungeva a propositole

strappò il fanciullotirò fuorigirandosi verso Hoangoil coltello

da caccia e giurò che avrebbe immediatamente ucciso il ragazzose

egli non avesse gridato ai negri di rinunciare al loro proposito.

Hoangola cui forza era stata spezzata dal colpo alle tre dita della

manoe chein caso di rifiutoavrebbe rischiato la sua stessa vita

risposedopo qualche attimo di riflessionefacendosi sollevare da

terrache lo avrebbe fatto. Portato dal signor Strömlisi avvicinò

alla finestrasventolò verso il cortile un fazzoletto che teneva

nella sinistrae gridò ai negri di non toccare la portapoiché non

c'era bisogno di aiuto per proteggere la sua vitae di tornare nelle

scuderie!

Allora lo scontro si placò un po'. Hoangosu richiesta del signor

Strömlimandò un negro catturato nella casa a ripetere il comando ai

suoi uominiche erano rimasti nel cortile a consigliarsi; epoiché

alle parole di quel formale messaggeroper quanto poco capissero

della cosadovevano obbedirerinunciarono al loro propositoper il

quale era già tutto prontoesia pure continuando a brontolare e

imprecareritornarono nelle scuderie.

Il signor Strömli fece legare le mani al piccolo Seppy sotto gli occhi

di Hoango e gli disse di non avere altre intenzionise non liberare

l'ufficialesuo nipotedalla prigionia in cui era caduto nella

piantagione; se la sua fuga verso Port-au-Prince non fosse stata

ostacolatanon avrebbe avuto niente da temere né per la sua vita né

per quella dei suoi figliche gli sarebbero stati restituiti.

Babecanalla quale Toni si era avvicinatae aveva cercato di porgere

la mano per dirle addiocon una commozione che non riusciva a

reprimerela respinse da sé con violenza. La chiamò traditrice e

infame egirandosi dall'altra partealla gamba del tavolo dove era

legatale disse che la vendetta di Dio l'avrebbe colpita prima che

avesse avuto il tempo di approfittare del suo tradimento.

"Io non vi ho tradito"rispose Toni. "Sono biancaefidanzata al

giovane che tenete prigioniero; io appartengo alla razza che

combattetee saprò rispondere a Dioper essermi messa dalla sua

parte".

Il signor Strömli mise una sentinella vicino al negro Hoangoche per

sicurezza aveva fatto legare di nuovo e attaccare saldamente agli

stipiti della porta; fece sollevare e portare fuori il domestico che

era a terraprivo di sensicon la clavicola spezzataedopo aver

ancora detto a Hoango chedopo qualche giornoavrebbe potuto mandare

a prendere i due bambini Nanky e Seppya Sainte-Lucedove si

trovavano i primi avamposti francesiprese con sé Tonicheassalita

da sentimenti contrastantinon poteva trattenere le lacrimee la

portòfra le maledizioni di Babecan e del vecchio Hoangofuori dalla

stanza.

Intanto Adalberto e Goffredoi figli del signor Strömlifin dalla

fine del combattimento che aveva avuto luogo alle finestre erano

corsiper ordine del padreverso la stanza del cugino Gustavoed

erano riusciti a sopraffare i due negri che lo custodivanodopo

un'ostinata resistenza. Uno giaceva morto nella stanzal'altro si era

trascinato fino al corridoiocon una grave ferita d'arma da fuoco. I

fratelliuno dei qualiil maggioreera stato feritosia pure solo

leggermentealla cosciaslegarono il caro cuginolo abbracciarono e

lo baciaronoe lo esortarono esultantidandogli un fucile e le armi

a seguirli nella stanza verso il cortiledove il signor Strömli

ottenuta ormai la vittoriaprobabilmente aveva già preparato ogni

cosa per la ritirata.

Ma il cugino Gustavosollevatosi sul lettosi limitò a stringere le

loro mani con amicizia; rimaneva in silenziodistrattoe invece di

prendere le pistole che gli porgevanoalzò la destra e se la passò

sulla frontecon un'espressione di inesprimibile dolore. I giovani

che si erano seduti a fianco a luigli chiesero come stava; equando

egli li strinse a sé con il braccioe appoggiò la testain silenzio

sulla spalla del più giovaneAdalbertotemendo che stesse per

svenirefece per andare a prendergli un bicchier d'acqua; ma in quel

momento Tonicon il piccolo Seppy in braccioentrò nella stanza

tenuta per mano dal signor Strömli. A quella vista Gustavo cambiò

colore; si strinse fortealzandosial corpo degli amicicome se

stesse per cadereeprima che i giovani immaginassero che cosa

voleva fare con la pistola che aveva preso dalle loro mani

digrignando i denti per la rabbia la scaricò contro Toni. Il colpo le

attraversò il petto da parte a parte. E quandocon un grido spezzato

di dolorefece ancora qualche passo verso di lui edato il fanciullo

al signor Strömligli cadde ai piediegli le gettò addosso la

pistolala respinse con il piedechiamandola sgualdrinae si lasciò

di nuovo cadere sul letto.

"Sciagurato!"gridarono il signor Strömli e i suoi due figli. I

giovani si lanciarono verso la fanciullala tirarono sue chiamarono

un vecchio domesticoche in più di un caso disperato aveva prestato

alla compagnia i soccorsi di un medicoma Tonipremendo

convulsamente la mano sulla feritarespinse gli amici e rantolando

balbettò: "Ditegli..."indicando lui che l'aveva colpita. Eripeté di

nuovo: "Ditegli...".

"Che cosa dobbiamo dirgli?"chiese il signor Strömlimentre lamorte

le toglieva la voce.

Adalberto e Goffredo si alzaronoe gridarono all'assassino

incomprensibilmente crudele se sapeva che la fanciulla era la sua

salvatriceche lo amava e aveva deciso di fuggire con lui a Port-au-

Princeche gli aveva sacrificato tuttobeni e genitori."Gustavo!"

gli urlavano nelle orecchie"Non senti?"scuotendolo e tirandoloper

i capelli; ma luiinsensibilerestava disteso sul lettosenza

badare a loro.

Alla fine si tirò su. Gettò uno sguardo alla fanciullache si torceva

nel proprio sanguee il furore che aveva provocato il suo gesto

cedette istintivamente a un moto di comune pietà. Il signor Strömli

piangendo nel fazzoletto a calde lacrimegli chiese: "Sventurato

perché l'hai fatto?". Gustavo si alzò dal lettosi asciugò il sudore

dalla fronteguardò la fanciulla e rispose che l'aveva legatodi

nottea tradimento e consegnato al negro Hoango.

"Ah!"gridò Toniecon uno sguardo indescrivibiletese la mano

verso di lui. "Amore mioti ho legatoperché...". Ma non poté

parlarené raggiungerlo con la mano; di colpo le forze le vennero

menoe ricadde in grembo al signor Strömli.

"Perché?"chiese Gustavopallidoinginocchiandosi accanto alei.

Dopo una lunga pausarotta soltanto dal rantolare di Toni durante la

quale sperarono invano in una sua rispostaprese la parola il signor

Strömlie disse: "Perchédopo l'arrivo di Hoangonon c'era altro

mezzo per salvartiinfelice; voleva evitare il combattimento in cui

ti saresti certamente gettatoe guadagnare tempo finché noiche già

grazie al suo pianoci stavamo avvicinandopotessimo liberarti con

le armi in pugno".

Gustavo si portò le mani al viso. "Oh!"esclamòsenza alzaregli

occhie credette che la terra gli sprofondasse sotto i piedi. "E'

vero quello che dite?". Le circondò il corpo con le braccia e con il

cuore penosamente straziatola guardò in viso.

"Ah"gridò Tonie furono le sue ultime parole"non avrestidovuto

diffidare di me!". Ed esalò la sua bella anima.

Gustavo si strappava i capelli. "No"dissementre i cugini lo

trascinavano lontano dal cadavere"non avrei dovuto diffidare di te.

Perché ti eri fidanzata a me con un giuramentoanche se non ne

avevamo fatto parola".

Il signor Strömli allentò gemendo i lacci che stringevano il petto

alla fanciullaed esortò il domesticochecon alcuni strumenti poco

adattiera in piedi accanto a luia estrarre la pallachedisse

doveva essere penetrata nello sterno. Ma ogni sforzocome si è detto

fu vanoperché il piombo l'aveva passata da parte a partee la sua

anima era già fuggita verso stelle più propizie.

Intanto Gustavo si era avvicinato alla finestra; ementre il signor

Strömli e i suoi figli si consigliavanopiangendo silenziosamentesu

che cosa dovessero fare della salmae se non dovessero chiamare la

madresi fece saltare il cervello con la palla dell'altra pistola. A

quel nuovo orribile gesto i parenti si smarrirono del tutto. Corsero a

portargli aiuto; ma il cranio dell'infelice era sfracellato epoiché

si era messo in bocca la pistolail cervello imbrattava le pareti

tutto intorno.

Il signor Strömli fu il primo a riprendersi. Poiché dalle finestre

arrivava ormai la luce piena del giornoe giungevano notizie che i

negri ricominciavano a farsi vedere nel cortilenon restava altro da

fare che pensare senza esitazioni alla ritirata. I due cadaveriche

non si vollero lasciare in balia della violenza dei negrifurono

deposti su un asse; ericaricate le carabineil triste corteo si

mosse verso lo Stagno dei Gabbiani. Davanti camminava il signor

Strömlicon il piccolo Seppy in braccio; seguivano i due domestici

più robustiche portavano in spalla i cadaveri; il ferito zoppicava

dietroappoggiandosi a un bastone; Adalberto e Goffredo camminavano

con le carabine spianateai lati del corteo funebreche avanzava

lentamente. I negrivedendo che il gruppo era così deboleuscirono

con forche e picche dai loro alloggi e si prepararono attaccare; ma

Hoangoche era stato slegato per precauzionesi fece avanti sui

gradini esterni e accennò ai suoi di non muoversi. "ASainte-Luce!"

gridò al signor Strömliche era già con i cadaveri sotto la porta

carraia. "A Sainte-Luce"rispose questi; esenza essereinseguito

il corteo uscì all'aperto e raggiunse il bosco.

Allo Stagno dei Gabbianidove trovarono i familiariessi scavarono

fra molte lacrimeuna fossa per le due salmeedopo aver scambiato

gli anelli che portavano al ditole calarono con silenziose

preghierenella dimora della pace eterna. Il signor Strömlicinque

giorni doporaggiunse felicementecon la moglie e i figliSainte-

Lucedove lasciòsecondo la promessai piccoli negri. Poco prima

dell'assedioraggiunse Port-au-Princee combatté sulle sue mura per

la causa dei bianchie quando la cittàdopo un'ostinata resistenza

si arrese al generale Dessalinessi salvò con le truppe francesi

sulla flotta britannica. La famiglia arrivò così in Europa esenza

ulteriori disgrazieraggiunse la patriala Svizzera.

Il signor Strömli acquistòcon ciò che restava del suo piccolo

patrimonioun podere nella zona del Righie nel 1807 si poteva

vederetra i cespugli del suo giardinoil cippo da lui eretto in

memoria del nipote Gustavo e della sua fidanzatala fedele Toni.